Sunday 28 January 2007

Oscar Wilde insegna, Brian Molko ricorda.

Ieri ho ascoltato una canzone dopo un po’ di tempo che non la sentivo:


Leave me dreaming on the bed,
See you right back here tomorrow
For the next round.
Keep this scene inside your head
As the bruises turn to yellow,
The swelling goes down.

And if you’re ever around
In the city or the suburbs of this town,
Be sure to come around:
I’ll be wallowing in sorrow,
Wearing a frown
Like Pierrot the Clown.

Saw you crashing round the bay,
Never seen you act so shallow
Or look so brown.
Remember all the things you’d say,
How your promises rang hollow
As you threw me to the ground.

And if you’re ever around
In the backstreets or the alleys of this town,
Be sure to come around:
I’ll be wallowing in pity,
Wearing a frown
Like Pierrot the Clown.

When I dream I dream of your lips,
When I dream I dream of your kiss,
When I dream I dream of your fists,
Your fists, your fists.


Leave me bleeding on the bed,
See you right back here tomorrow
For the next round.
Keep this scene inside your head
As the bruises turn to yellow,
The swelling goes down.

And if you’re ever around
In the city or the suburbs of this town,
Be sure to come around:
I’ll be wallowing in sorrow,
Wearing a frown
Like Pierrot the Clown,
Like Pierrot the Clown,
Like Pierrot the Clown,
Like Pierrot the Clown
Like Pierrot the Clown.


Già… “And if you’re ever around in the backstreets or the alleys of this town, be sure to come around”. E io l’ho fatto. E ho fatto bene, lo so. Eppure, non riesco a non sentire quel filo di malinconia che mi attraversa tutto. Però, è stato meno doloroso di quanto mi aspettassi affrontare questa canzone. Certo, con Without You I’m Nothing è stato più facile, quella era una mia dedica. Ma con questa ho sofferto un po’, perché era stata dedicata a me. Però l’ho affrontata, e sono sopravvissuto. D’altronde, solo la gente mediocre ha bisogno di anni per liberarsi di un’emozione: un uomo che sia padrone di sé può far terminare una pena con la stessa facilità con cui inventa un piacere.
Il problema è che ora ho delle cose davvero brutte che mi vagano per la testa, ho dei problemi immediati che derivano dalla mia coscienza, che purtroppo non è un dipinto, ma è un essere sbraitante e lamentoso: la Mater. Se riuscirò a sopravvivere alla consegna delle pagelle, sarà probabilmente un miracolo. Ed avendo questa preoccupazione che grava sul mio capo, è inevitabile che anche vecchi rimpianti non tardino a manifestarsi, una volta che la via è stata loro spianata, ed annullino le parti belle d’un ricordo. L’incertezza del futuro si fregia dei fantasmi del passato. E tuttavia, è tanto più spaventevole d’essi. Ed  è questo il vero problema: per annullare il passato bastano il rimpianto, il diniego, l’oblio. Ma il futuro è inevitabile. Ed il passato in questo momento si prende gioco di me, osservando il futuro che spunta da dietro un angolo gridando "BU!", appositamente per spaventarmi, e non contento mi porge la mano, cercando il contatto diretto con la mia realtà per annientarla.

Non c’è via di fuga.

4 comments:

  1. non c'è via di fuga,

    dio santo quanto hai ragione.

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  2. Ciao, se posso esprimere il mio pensiero, non credo che l'incapacità di liberarsi da un'emozione determini la mediocrità di una persona. Decidere di far terminare una pena spesso è mentire a se stessi. Certo, spesso è utile...ma credo che le emozioni siano più grandi e forti di noi, continuano ad accompagnarci per quanto ne rifiutiamo l'esistenza...(people die, but real love is forever)...ciao da un Amy-dipendente

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  3. E' vero: non c'è via di fuga. Questa è una delle poche certezze.



    Liberarsi da un'emozione... Ci devo pensare anch'io.

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  4. Affronta tutto e vedrai che dopo ti sembrerà d'aver attraversato una nube di polvere.

    Alle volte sono solo fantasmi ed è proprio qui che deve stare la nostra forza di capire che noi siamo le uniche cose reali e che ciò che ci tormenta lo fa solo perchè siamo noi a permetterglielo.



    quindi, Buona fortuna.

    (Ale P. )

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