Sunday 30 March 2008

Privato

Perché se c’è una cosa in cui sono maestro, quella è passare dalla parte del torto. Posso avere tutte le ragioni del mondo, ma finisco per cedere troppo alle emozioni, dire quello che penso davvero e diventare io il cattivo. Questo succede ancora di più quando, per sfogarmi, scrivo.

Dato che questo blog, nell’ultimo mese, ha fatto tanti di quei danni che non sono nemmeno quantificabili, ho deciso di renderlo privato. L’alternativa era chiuderlo del tutto, ma ci sono troppe cose che amo per poterlo fare. Ho spedito gli inviti a chi di dovere, non una sola persona in più.

Thursday 27 March 2008

Downfall? Not really

Credo di poter affermare che, a questo giro, me la sto cavando meglio. E la cosa lascia perplesso me, per primo.
Dopo un lunedì divorato dall’angoscia ed un martedì da statua vivente, è dal mercoledì della settimana scorsa che il mio umore levita tre metri dentro un melo, incurante del tempo atmosferico, scheggiato solo da momentanee cadute dovute principalmente ai cali di zucchero.
Ale, ma che diavolo hai? Non dovresti essere, che so, depresso, triste, sentire una sensazione di vuoto incolmabile, soffrire, piangere? Continuo a ripetermelo, sconcertato, ed anche leggermente disgustato. Disgustato perché è evidente che c’è qualcosa che non va. Perché l’aggettivo che per istinto so descrivere come mi sento in questo momento è leggero. D’accordo, potrebbe essere merito delle vacanze di Pasqua che mi hanno permesso di tirare fino a tardi la notte, di svegliarmi quando volevo e quant’altro, ma è anche vero che per questo motivo mi ritrovavo con tanto tempo da buttare e non l’ho guastato minimamente. Mi aggiravo per casa canticchiando allegramente canzoni del calibro di Lacrymosa, Bye Bye Beautiful, Tourniquet, Bless The Child, SaturnineCloud Nine (sì, insomma, tutta robbina allegra e leggera) accanto ad altre davvero allegre, o, per lo meno, ritmate, saltellando e ballicchiando qua e là. Inoltre, scrivo che è una meraviglia, mi vengono in mente delle scene grandiose e delle idee per andare avanti, così che la mia storia ha subito un tale sviluppo della trama e molti dettagli che prima non erano chiari vanno definendosi. Sono molto soddisfatto del fatto che Dorian e Frisson abbiano assunto una loro vita propria e stiano andando avanti a gonfie vele. Li amo alla follia, e mi sento come un papà orgoglioso che vede i suoi bimbi felici. Mi è perfino venuto in mente un titolo da dare al racconto.
L’aria disseta. Respirare è davvero piacevole. Sì, l’aria disseta, è fresca e leggera, priva di quell’umidità opprimente o di quella densità schiacciante. Entra fresca nei miei polmoni, che sono tanto larghi da sorprendermi. Respiro profondamente e provo piacere, sento la freschezza e la leggerezza. I don’t need to touch che sky, I just wanna feel that high. Il mio mondo sta in questa frase. That high ci sono, eccome, e mi sento come un palloncino gonfiato ad elio. Se durante le vacanze avesse fatto caldo e bel tempo sarei uscito a fare delle foto con una certa maglietta che non vedo l’ora di indossare senza felpa.

C’è anche un rovescio della medaglia, però. Sono diventato totalmente insofferente a qualunque tipo di zavorra, senza distinguere se sia la scuola, la tesina, una persona che uso due volte e di cui mi stanco, gli orari. Ora che fluttuo sopra i tetti non voglio tornare ad indossare le cavigliere di piombo, il che mi provoca qualche problemino. Per esempio, il pensiero di dovermi svegliare per andare a scuola mi priva del sonno. Sono due notti di fila che vado avanti a pillole di valeriana senza il benché minimo risultato. Ad una certa, mi scoccio, mi alzo, afferro l’iPod, metto How To Measure A Planet? dei The Gathering, che dura mezz’ora così non mi sconvolge il numero degli ascolti, metto l’illuminazione permanente e leggo clandestinamente in cerca del sonno. Nemmeno l’autoerotismo multiplo mi aiuta a prendere sonno, il ché è seccante. In compenso, non sogno. L’unico sogno che ho fatto da una settimana a questa parte era di essere baciato da Tim degli Evanescence, a cui poi chiedevo se mi passava tutti i demo della band dietro promessa che non li avrei divulgati pensando “Però dai, a Veronica li do!”. Comunque, spero che si tratti solo di un’inversione del ritmo sonno-veglia dovuta alle vacanze e che poi il ritorno a scuola o la stanchezza post-gita-scolastica (in Emilia-Romagna, ergo via libera ad incontrare la Nipota & co!) la facciano passare.
Un altro problema è il cibo. Sono dimagrito da far spavento (me l’ha fatto notare stamattina la prof di storia), e non riesco a capire perché. La mattina la colazione la infilo controvoglia, a pranzo vinco i conati per infilare un intero piatto di pasta nello stomaco, a cena nascondo e butto metà della carne. Cristo, con tutte le cose che potevano rimanermi, oltre a pizza e fichi, piciuì et similia, dovevo beccarmi proprio i problemi alimentari? Anche qui, si spera dipenda dal ritmo sballato dalle vacanze, ma sono meno ottimista a riguardo. Magari sto somatizzando fisicamente e non sto male mentalmente per questo, ma a questo punto, chissene, veramente. L’umore ottimo me lo voglio tenere. La cosa che mi sconvolge maggiormente è che non è una posa: ci sono momenti in cui cerco con furia dentro di me la falsità della mia allegria, in cui cerco di vedere a partire da cosa l’ho costruita, senza alcun risultato.

Una sola cosa mi dispiace: sto talmente bene da non aver ancora trovato la voglia per lottare per quella cosa a cui tengo tanto. Sì, ne vale la pena… ma me ne occuperò fra un po’.

Monday 17 March 2008

Maieutica

Alla fine, ho deciso che è il caso di far uscire fuori tutto il peggio di me. Me ne sono reso conto oggi: c’è una cosa a cui tengo troppo, una cosa alla quale non sono intenzionato a rinunciare. Perché le cose belle non vanno mai perse, e quella è una cosa molto bella. Lo è anche a metà, ma intera è semplicemente perfetta.


Il mio lato buono, quello umano, caldo e bello mi ha procurato fin troppi problemi. Avrei dovuto seppellirlo fin dall’inizio della fine, sin da quando le cose hanno iniziato ad andare male. Invece, spingendomi a salvare l’intera cosa, ha finito col farmi perdere l’unica parte – bellissima – che mi era rimasta. Devo tornare indietro di più di sei mesi, devo tornare a quel punto, per salvare ciò che amo ancora.


Stasera, a mezzanotte, mi libererò di un vincolo. In cuor mio mi dispiace, e ho paura, ma so che è così che deve andare. Stanotte mi seppellirò con tutti gli onori, e domani risorgerò dalla bara lasciandovi, però, qualcosa dentro. Perché la cosa bella che voglio salvare è piccola, in confronto a quello che mi aspetta, in confronto a ciò che dovrò fare, al ruolo che dovrò recitare, e forse questo mi rende meschino, ma, in fondo, credo di aver imparato bene. La bontà è da sempre stata bandita, e lo sapevo perfettamente dall’inizio.


Forse non sono mai stato buono. Prima ero consapevole di non esserlo, ma poi? Poi, semplicemente ero buono relativamente. Ma non è un problema, per ciò che amo sono sempre stato più che pronto a sacrificare tutti e tutto, perfino qualcosa che non è mai nato. Solo, ho cambiato altare.

Saturday 1 March 2008

A scanso di equivoci

Ho notato che il post precedente è stato abbondantemente frainteso.

Beh, cari, non ho tentato di suicidarmi tagliandomi i polsi: mi sono tagliato accidentalmente col rasoio sotto il mento mentre mi facevo la barba. In fondo, l’ho detto che avevo preso dal Barocco il gusto per l’inezia esaltata come qualcosa di tragico: celebri sono le poesie di Giambattista Marino come Onde Dorate, che mette su tutta una cionfra per i capelli della sua donna. Mi sono dato a questo genere di letteratura come diversivo dall’attesa per il viaggio (il pomeriggio l’ho trascorso guardando vari episodi di Sailor Moon su Youtube, per farvi capire quanto necessito di distrarmi). Comunque, mi sento sempre un perfetto idiota quando mi taglio mentre mi faccio la barba, dopo tanto tempo lo dovrei saper fare senza casino. No, niente di più errato, accidenti!

Forse è il caso di riproporre il post con le necessarie integrazioni:
Quello di sopra è una specie di studio, ho provato a romanzare quello che è successo un’oretta fa, io che mi sono tagliato [sotto il mento] con un rasoio [mentre mi facevo la barba]. Lo spunto mi è venuto analizzando con cura le sensazioni di quel momento: oltre ad essermi sentito incredibilmente idiota per essermi tagliato in una maniera così stupida [dopo tanto tempo che mi faccio la barba], mi ha affascinato quel colore sul palmo della mia mano [quando l’ho passato sulla ferita], ed i pensieri che mi si agitavano in mente. L’unica cosa è che, appunto, mi sento un idiota [per non aver ancora imparato], anche se non mi posso certo addossare la colpa per essermi tagliato. D’accordo, l’esecutore materiale sono stato io, ma non l’ho certo fatto per svago, [è stato un incidente]. Escludendo questo, è venuto fuori un grazioso studio dal retrogusto barocco (per come ho messo su un casino per un avvenimento che, alla fine, è un’inezia).
Ma vabbè, ora è inutile ripensare a come e perché è successo, anche perché ora ho dei problemi ben più pressanti di cui occuparmi, con la partenza ed il concerto: la conseguenza della mia azione (o forse è più appropriato definirla una “scelta”) [di partire in aereo piuttosto che in nave]. In effetti, non sono molto contento di quello che ho fatto, [dato che non amo viaggiare in aereo per le complicazioni negli aeroporti], ma non vedevo veramente delle alternative, in particolare ora, dopo le notizie che ieri mi sono giunte dal nord-ovest Italia, [ovvero lo sciopero dei lavoratori del porto di Genova]. Il fatto sta è che, ora, la questione più pressante è: che polsini mi metterò domani? Date le circostanze [ovvero un concerto metal], non posso certo girare senza. L’unica cosa cui devo stare attento è scegliere quelli che mi daranno il meno possibile fastidio, il che non è facile, con tutto quel metallo. E tutti sappiamo come [il check-in dell’aeroporto] sia un posto delicato, che non c’è da scherzarci, ma d’altro canto non avevo davvero alternative.

Come vedete, si tratta di due cose davvero stupide. Da una parte, mi fa piacere il constatare che riesco a creare delle immagini di simile ambiguità senza, peraltro, dover mai mentire una volta (mi è tornato utile per i primi capitoli del racconto, in cui ho taciuto un dettaglio cruciale), ma dall’altra, sono spiacente se vi ho spaventati. I miei polsi non hanno nulla, né prevedo che debbano avere qualcosa in futuro a causa mia, non dubitatene.

Ed ora è il caso che mi corichi: il volo parte alle 6:45, dovrò svegliarmi ameno alle 5!

Pre-partenza

Quando ho visto il sangue macchiare il palmo della mia mano, sono rimasto quasi sorpreso. La lama era talmente affilata che sul momento non avevo nemmeno sentito dolore, solo un fastidioso prurito dopo ed una sensazione di umido, che è diventata bruciore non appena vi avevo passato sopra altra pelle.
“Cazzo, non ci posso credere! Mi sono tagliato per davvero! Sono un idiota…”, ho pensato stizzito.



Ho ripreso a scrivere. Il blocco dello scrittore che mi aveva attanagliato nelle scorse settimane sembra aver allentato la sua morsa, e mi ritrovo di nuovo in fase creativa. Quello di sopra è una specie di studio, ho provato a romanzare quello che è successo un’oretta fa, io che mi sono tagliato con un rasoio. Lo spunto mi è venuto analizzando con cura le sensazioni di quel momento: oltre ad essermi sentito incredibilmente idiota per essermi tagliato in una maniera così stupida, mi ha affascinato quel colore sul palmo della mia mano, ed i pensieri che mi si agitavano in mente. L’unica cosa è che, appunto, mi sento un idiota, anche se non mi posso certo addossare la colpa per essermi tagliato. D’accordo, l’esecutore materiale sono stato io, ma non l’ho certo fatto per svago. Escludendo questo, è venuto fuori un grazioso studio dal retrogusto barocco (per come ho messo su un casino per un avvenimento che, alla fine, è un’inezia).
Ma vabbè, ora è inutile ripensare a come e perché è successo, anche perché ora ho dei problemi ben più pressanti di cui occuparmi, con la partenza ed il concerto: la conseguenza della mia azione (o forse è più appropriato definirla una "scelta"). In effetti, non sono molto contento di quello che ho fatto, ma non vedevo veramente delle alternative, in particolare ora, dopo le notizie che ieri mi sono giunte dal nord-ovest Italia. Il fatto sta è che, ora, la questione più pressante è: che polsini mi metterò domani? Date le circostanze, non posso certo girare senza. L’unica cosa cui devo stare attento è scegliere quelli che mi daranno il meno possibile fastidio, il che non è facile, con tutto quel metallo. E tutti sappiamo come sia un posto delicato, che non c’è da scherzarci, ma d’altro canto non avevo davvero alternative.

B
ene, noto con piacere che lo studio letterario mi è decisamente sfuggito di mano ed è finito con il permeare tutto lo sproloquio. Sebbene, alla fine, mi sia necessario per svagarmi e sfogare le sensazioni negative che provo in questo momento, direi che è il caso di chiuderlo qui, prima di aggiungere altre cose sciocche. Auguratemi solo buon divertimento per il concerto dei Nightwish di domani sera!