Friday 17 April 2009

Blocco dello scrittore

Sì, è vero: nonostante abbia trascorso molto tempo sul web in questi giorni, il numero di post si è ridotto drasticamente. Sostanzialmente perché, avendo passato tre giorni in completa solitudine nella mia stanza senza nemmeno aprire la tenda per vedere che tempo fa, mangiando direttamente qui, non avevo altro da dire se non “sto ascoltando musica”, cosa che è molto più interessante su last.fm che non qui.

Anche i due giorni appena trascorsi col naso fuori casa non sono stati degni di nota: la cricca triestina è ancora quasi tutta fuori, quei pochi che sono rientrati sono a riposo dopo i rispettivi viaggi e ancora non mi sono ricominciati i corsi, per cui la situazione è la stessa. Il più che posso fare è lamentarmi di quanto odio la primavera e non vedo l’ora che sia autunno. Perché, naturalmente, con l’arrivo del caldo e dell’umido mi sono ritrovato con la costellazione del Cigno sulla guancia destra e la Corona Boreale sulla fronte, mentre nei mesi passati il freddo teneva i pori chiusi e il vento asciugava la pelle. Inoltre Trieste, la Mia Trieste, una città che sembrava uscita dritta da un romanzo del Decadentismo, che avevo conosciuto solo piena di magnifici alberi spogli che protendono i loro rami adunchi e contorti verso il cielo (una gran novità per uno sfigato che ha vissuto nella Barcellona dei Poveri dove ci sono quasi solo palme per imitare una località tropicale), si è ora ricoperta di una quantità rivoltante di verde di ogni tonalità e sfumatura che soffoca tutto il gothic mood, con la spettacolare collina che si vede della vetrata della mensa che si è trasformata da un cimitero di alberi spogli in una ridente massa indistinta di foglie. Ora capisco perché quel folle di Morten Veland martella tanto con l’inverno qua e l’inverno là.

Oh well
. Purtroppo questi, unitamente al fatto che Vibeke Stene sta rischiando di farmi sessualmente tornare sui miei passi e che non riesco a darmi pace per il fatto che il vuoto da lei lasciato nella band sia stato riempito da quella ciofeca che è Meri Demurtas, non sono i miei soli problemi allo stato attuale. Infatti, tralasciando i soliti problemi di natura onirica per i quali, se mai dovessi arrivare a mettere la lingua in bocca ad una certa persona, il passo successivo che mi aspetterei sarebbe di aprire gli occhi, affogare nei miei capelli e sentire il cuscino sotto la faccia, non ho più un briciolo di ispirazione. Ho milioni di foto che mi turbinano in testa in attesa di essere scattate e fotoscioppate, alcune le ho anche sistemate, ma non riesco a spremere mezza riga fuori dai tasti per quanto riguarda la scrittura creativa. Il che può dipendere dal fatto che se, da una parte, ascolto un’infinità di musica che, assieme alla mia vita emotiva, mi ispira immagini, non ho un briciolo di tempo da dedicare alla lettura, che è invece la mia fonte di ispirazione per la composizione su carta (beh, su monitor). Così, mentre il mio cervello va in putrefazione, Dorian e Frisson languiscono inerti con una colossale Spada di Damocle che pende sui loro capi senza che io riesca a trovare il modo migliore di farla finalmente calare e andare avanti con la storia, devastando le loro vite con l’uragano in arrivo. Per questo motivo, durante le vacanze mi sono imposto una lettura leggera, ovvero Bonsai della Nöstlinger, un libro trattante varie tematiche adolescenziali che in sette anni ho avuto modo di imparare praticamente a memoria (oltre che logorarne la copertina al punto di non ritorno), a forza di leggerlo. Il risultato è stato una pagina e mezza tirata fuori a fatica, con zero idee su come superare la situazione attuale per arrivare all’azione. Potrei tentare di leggere la Balogh per entrare un po’ nel mood da romanzo rosa, ma trattandosi della parte meno Harmony del racconto, non so quanto mi aiuterebbe. E Wilde, la mia ultima opzione, lo sto continuamente aprendo e richiudendo senza riuscire a mettermi nelle condizioni psicologiche di rileggere il mio (un tempo?) amato Ritratto. Chissà, se magari riesco ad impormi di cominciare il Narciso e Boccadoro di Hesse che ho comprato la scorsa settimana e da allora fa la polvere coricato sulla libreria gli ingranaggi potrebbero riprendere a girare e la ruggine sbriciolarsi un poco.

Bene, vedo che dopo tutto un po’ di materiale da post significativo si era accumulato, in questi giorni. Sono frustrato marcio e mi arrabbio con me stesso perché non riesco a tirarmi fuori da questo pantano. Ma, se non altro, una cosa positiva l’ho fatta: ho imparato tutte le canzoni dei Delain a memoria, per cui al concerto non boccheggerò in difficoltà. Inoltre, domani dovrebbe riprendere la mia vita sociale col ritorno dei Venerdì Sera Molto (d)Istruttivi (sembra il titolo di un programma di Piero Angela, ed in effetti mi sento molto ricercatore antropologico in un documentario di Quark ad avere a che fare con certa gente), per cui avrò nuovo materiale per il Teatro. “Stay tuned”, come dicono in gergo discografico.

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