Saturday 4 October 2014

Meteorite di Plutone – Azione!


Non ci posso credere, siamo punto e accapo.
La scorsa settimana si è tenuto nel Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics un dibattito circa la definizione di “pianeta” e, ovviamente, se sia applicabile o meno a Plutone. Il tutto con lunghi discorsi di tre esperti, di cui uno contro e due a favore di riammetterlo nel club dei pianeti perché, sostanzialmente… feels, presumo. Non lo so, non mi vengono in mente altri motivi plausibili.
Per chi si fosse perso le puntate precedenti, c’erano una volta i sette pianeti del Sistema Solare: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno. In sostanza, se brillavi e ti muovevi in cielo per conto tuo, eri un pianeta. Dopo un paio di millenni, si scoprì che il Sole faceva categoria a parte, la Luna era l’unica a girare intorno alla Terra, la quale orbitava intorno al Sole assieme agli altri cinque; similmente alla Luna, c’erano quattro pianetini che ruotavano intorno a Giove. A questo punto, eri un pianeta solo se ruotavi intorno al Sole. La scoperta di Urano nel 1781 non pose grossi problemi alla nomenclatura, ma nel 1801 arrivò il pianeta di cui di sicuro non avete sentito parlare: Cerere, il quinto (in ordine di distanza) pianeta del Sistema Solare, scoperto fra Marte e Giove. Sorprendentemente, nelle sue immediate vicinanze poco dopo spuntarono fuori anche Pallade (1802), Giunone (1804) e Vesta (1807), e per svariati anni il Sistema Solare ebbe ben undici pianeti. Man mano che saltavano fuori nuovi oggetti, più simili fra loro che a qualsiasi altro pianeta, e il vicinato iniziava a diventare fin troppo affollato, tutti questi piccoli mondi furono riclassificati come asteroidi, e come tali sono conosciuti tutt’oggi. Il Sistema Solare aveva di nuovo sette pianeti fino alla scoperta di Nettuno (1846).
Plutone fu scoperto nel 1930 e ritenuto inizialmente di dimensioni simili a Nettuno. Ma, mentre successive osservazioni facevano diminuire la stima sempre più fino a far diventare Plutone più piccolo della Luna (e di altri otto satelliti naturali sparsi per il Sistema Solare), non solo si scoprì che, a differenza di qualsiasi altro pianeta, Plutone era fatto di ghiaccio, ma nuovi, piccoli mondi ghiacciati iniziarono a saltar fuori nelle sue vicinanze. Mmh, dove l’abbiamo già visto? Oltretutto, Plutone aveva già svariate peculiarità che lo rendevano parecchio diverso dal resto dei pianeti: è in risonanza orbitale con un altro di essi (Nettuno) e ne interseca l’orbita in due punti; la sua, di orbita, è molto più inclinata rispetto all’equatore solare di quella degli altri otto; non solo, è anche l’unico pianeta ad essere un sistema binario, visto che il suo satellite, Caronte, è grande quasi la sua metà ed entrambi ruotano intorno a un centro di gravità comune che si trova al di sopra della superficie di Plutone. Insomma, le anomalie erano già troppe, e si è potuto far finta di nulla solo fino a che, nel 2006, si è scoperto Eris, un corpo celeste più grande di Plutone. A quel punto, la definizione di pianeta è stata nuovamente aggiornata e Plutone è diventato un pianeta nano, nonché l’oggetto più grande della fascia di Kuiper, che raggruppa tutti i pianetini ghiacciati della zona (Eris fa parte di un’altra zona ancora del Sistema Solare, il disco diffuso). Fino alla settimana scorsa, quando si è sentita la necessità di buttare tutto all’aria e ricominciare daccapo.
 

Alla luce di ciò, la diatriba sulla classificazione di Plutone è un po’ la cosa più stupida che sia mai capitata all’astronomia. Ok, mettiamo il caso che Plutone torni ad essere un pianeta. Fantastico, e ora? Includiamo anche Eris? E cosa facciamo di Cerere, che storicamente vanta ancora più diritti di Plutone, visto che è venuta prima lei? E di Pallade, Giunone e Vesta?
Tralasciando, poi, che qualsiasi classificazione si dia loro, quei corpi celesti continuano a esistere e orbitare nello stesso modo, le persone dovrebbero capire che i concetti scientifici – in questo caso, la classificazione di pianeta – non sono immutabili. Anzi, cambiano costantemente man mano che arrivano nuove conoscenze. E la classificazione degli oggetti celesti è una questione di pura comodità.
Perché è così importante avere nove pianeti nel Sistema Solare? O che Plutone sia il più piccolo di essi piuttosto che il più grande degli oggetti di Kuiper? Non possiamo avere otto pianeti secondo la definizione tradizionale, e svariate altre categorie di oggetti fra loro simili, come gli asteroidi, la fascia di Kuiper, il disco diffuso, i centauri, le comete eccetera? Oltretutto, sarebbe anche più facile per il pubblico, compresi gli studenti, comprendere un modello del genere piuttosto che “Abbiamo nove pianeti, eccetto che l’ultimo è più piccolo della nostra Luna, ha un milione di differenze dagli altri e un fottio di corpi simili nelle vicinanze che però, attenzione, non sono anche loro pianeti perché ci piace così”. Nel Sistema Solare come lo conosciamo adesso, un discorso simile non ha più molto senso.
Così come non ne ha l’intera diatriba. Certo, anche io sono cresciuto con i nove pianeti del Sistema Solare, e anche io ho guardato Sailor Moon, e Sailor Pluto è anche una delle mie Senshi preferite. Nonostante tutto, sono affezionato al modello con nove pianeti. Ma non capisco questo genere di sentimentalismo nel mondo scientifico. L’uncia ragione per cui uno scienziato potrebbe attaccarsi unghie e denti a questa classificazione è la tradizione. E la tradizione serve solo a rallentare la scienza.

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